Quando si parla di sport, l’alimentazione rappresenta lo snodo centrale nelle linee guida per i soggetti sedentari e poco dinamici.
Inoltre, se per questi soggetti è superfluo parlare di conteggio calorico, lo è ancor più per lo sportivo di Endurance.
Passiamo subito ad un esempio pratico: in una ultra maratona (100 km) si è registrato un consumo medio di 9000 kcal, alle quali, l’aggiunta del dispendio energetico derivante dal proprio metabolismo basale e da quello di altre minori attività nell’arco delle 24 ore, ha prodotto un consumo energetico di ben più di 10000 kcal.
Sarà dunque umanamente possibile introdurne altrettanto? Assolutamente no!
Assolutamente no! Il conteggio calorico, infatti, è soltanto un elemento di tutte le varie e complesse reazioni biochimiche che avvengono durante l’attività fisica.
Alla luce, dunque, di queste reazioni, diventa fondamentale, al fine di una periodizzazione rigorosa e ottimale dell’evento sportivo, integrare in modo equilibrato tabelle nutrizionali e fasi dell’ allenamento.
Nello sport di Endurance, è risaputo che la “benzina” per la prestazione deriva dai carboidrati, pasta, riso, patate, pane bevande e barrette a base di maltodestrine, di uso quotidiano per chi pratica questi sport.
Ma come operare per migliorare nella prestazione? Le riserve di glicogeno, rispetto a quelle di grasso, sono limitate, anche se, nello stesso tempo, l’energia scatenata dal glucosio, piuttosto che dai grassi, è “più rapida e performante”.
Praticando uno sport di Endurance occorre rifornirsi in continuazione di zuccheri? E, se, allo stesso tempo, fosse necessario perdere peso per diminuire il consumo energetico nell’affrontare una salita al 12% in bici?
La risposta è davvero semplice, ma compresa da pochi….
Con particolari accorgimenti dietetici, sostenuti, ovviamente, anche da un sapiente allenamento, occorre “forzare” e stimolare il proprio organismo ad utilizzare i grassi anziché il glucosio , nello sforzo fisico, a frequenze cardiache sempre più elevate, cosi da preservare il glicogeno muscolare per fuori soglia, scatti in salita e sprint finali.
Questo non è possibile se ci si alimenta sempre di cibi a base di carboidrati.
In particolari condizioni, infatti, potrebbero giovare degli allenamenti a digiuno, integrati con particolari acidi grassi a media e corta catena di atomi di carbonio, che, a differenza di altri lipidi, offrono una pronta energia.
Riveste un ruolo importante anche una oculata integrazione, che, a seconda delle ore di allenamento settimanale, può essere nulla, blanda, moderata o frequente quotidianamente.
Gli integratori, infatti, non vanno né banditi a favore di “alimenti naturali”, né assunti in modo spropositato pensando ingenuamente di ottenere prestazioni più elevate.
Ma, per dirla con le parole di Orazio : “Est modus in rebus”:
Gli integratori, infatti, rappresentano un “auxilium” da dosare accuratamente per ottimizzare i ris
ultati prestativi generati dal binomio indissolubile di nutrizione e allenamento.
Per ottenere risultati soddisfacenti è fondamentale una buona conoscenza del fenomeno sportivo, e, soprattutto, l’osservazione clinica del singolo soggetto, supportato da figure professionali, che, non solo collaborino, ma conoscano, entrambi, le interazioni reciproche del proprio lavoro, quali il Preparatore Atletico ed il Nutrizionista, in perfetta sinergia.