La corretta assunzione di alimenti, associata a uno stile di vita attivo e moderato, costituisce la base della prevenzione del cancro. Il rischio di cancro aumenta anche con un leggero sovrappeso, non solo per gli obesi. L’eccesso di peso non può e non deve essere considerato solo un problema estetico: comporta gravi pericoli per la salute ed è un fattore di rischio oncologico.
In uno studio di Harvie del 2016, pubblicato sul Breast Cancer Research, la restrizione calorica e più in generale la riduzione dell’apporto energetico energetico di circa il 30%, senza insorgenza di malnutrizione, sembrerebbe apportare notevoli benefici nella prevenzione della patologie tumorali.
Riducendo infatti l’adiposità, si migliora l’infiammazione cronica e silente, causa di patologie cronico-degenerative tipiche dei nostri tempi.
La riduzione dell’apporto energetico infatti, promuove alterazioni metaboliche utili per mantenere a lungo un buono stato di salute: aumento della sensibilità all’insulina e diminuzione della glicemia, diminuzione dei fattori di crescita, diminuzione di angiogenesi ed infiammazione; per questo risulta fondamentale controllare il proprio BMI.
Il meccanismo alla base di questa relazione si ritiene essere la modulazione del fattore di crescita insulino-simile (IGF) -1, ed in parte ad una ridotta angiogenesi.Le cellule tumorali utilizzano le IGF-1 come segnale di comunicazione indirizzare il loro metabolismo verso la proliferazione e la crescita.La riduzione quindi, dei livelli di IGF-1 nei modelli dietetici con restrizione calorica, diminuisce la crescita e la progressione della neoplasia.
La diminuzione dell’apporto energetico inoltre nella restrizione calorica , riduce la quantità di tessuto adiposo, ormai considerato un vero e proprio organo endocrino che secerne i fattori proinfiammatori tra cui la leptina, l’adiponectina, la proteina monocita chemo-attrattiva-1, fattore di necrosi tumorale e l’interleuchina-6, tutte sostanze coinvolte direttamente con la patologie neoplastica.
La malnutrizione interessa otto pazienti oncologici su dieci. Il cancro indebolisce il nostro organismo e provoca un’infiammazione generalizzata che ha conseguenze sul metabolismo, sull’appetito e quindi anche sulla qualità e quantità dell’alimentazione. Inoltre molte cure anti-tumorali presentano effetti collaterali che interessano proprio l’apparato gastro-intestinale. Il paziente oncologico deve seguire un tipo di dieta adatta alla sua situazione clinica.
Prevenire la malnutrizione e la perdita di peso porta grandi vantaggi perché:
L’attenzione scientifica recente si è concentrata sul potenziale della restrizione calorica come terapia aggiuntiva per una serie di tumori in combinazione con chemioterapia tradizionale o radioterapia.
Mentre la restrizione calorica cronica può essere ben tollerata negli studi preclinici e clinici sugli individui sani, i pazienti con diagnosi di cancro sono a maggior rischio di perdita di peso a causa di terapie cancerose tossiche, così come di cachessia e di sarcopenia.
È stato dimostrato (per ora solo nei topi) che il digiuno a breve termine migliora i trattamenti chemioterapici di neuroblastoma, fibrosarcoma, glioma, melanoma, tumore al seno e tumori ovarici. Il digiuno a giorni alterni migliora la radiosensibilità dei tumori mammari nei topi, probabilmente a causa di un aumento dello stress ossidativo e del danno al DNA sulle cellule tumorali.
Molti studi, inoltre sono concordi sul fatto che il digiuno intermittente sia associato a un aumento dell’autofagia nelle cellule cancerose ( autodistruzione) e riduzione dell’ossigeno nel proprio ambiente circolante, causando un aumento delle cellule T CD8 + circolanti, con conseguente miglioramento della risposta immunitaria dell’organismo e difficoltà di replicazione delle stesse cellule cancerose.
Inoltre, cicli prolungati di digiuno hanno anche dimostrato di proteggere le cellule immunitarie durante il trattamento chemioterapico, suggerendo la possibilità di combinare l’immunoterapia con la chemioterapia tradizionale in sinergia con l’intervento nutrizionale.
Anche la dieta chetogenica, un particolare regime dietetico a ridotto tenore di carboidrati, può essere una strategia valida da attuare in combinazione alle terapie croniche. La cellula cancerosa infatti, si nutre di glucosio, ed essendone privata in un regime chetogenico, al pari di un digiuno, trova difficoltà a replicarsi.
La dieta chetogenica inoltre, ha dimostrato aiutare a ridurre cachessia, sarcopenia e perdita di peso in generale, tipica del panziente oncologico sottoposto a chemioterapia.
In definitiva le diete low carb riducono gli effetti collaterali e migliorano la chemioterapia e la radioterapia nei modelli animali, e vi è una grande promessa per questi interventi nella clinica oncologica.
Attenzione però a generalizzare sui tumori!
Sono tutti diversi, alcuni potrebbero rispondere meglio ad un intervento low carb, altri no, ragion per cui sono necessari ulteriori studi preclinici per determinare in quali tumori, in quale fase e in quali combinazioni i farmaci mimetici RC possono rivelarsi più efficaci.