Quando si parla di nutrizione, si scatenano varie diatribe, tra studiosi e ricercatori, soprattutto se si tratta dei possibili benefici derivanti dalla nutrizione in campo oncologico.
Da qualche tempo, complici alcuni servizi televisivi, si è parlato di come un particolare regime dietetico possa agevolare la guarigione dal cancro o addirittura guarire lo stesso.
Io non sono mai per le verità assolute, la risposta ad ogni domanda che mi viene posta in ambito dietetico è sempre la stessa: dipende!
Cercherò di fare un po’ di chiarezza su questa tematica basandomi sulla scienza vera, quella si trova su Pubmed e non su quella veicolata dai mass media e social network….
Il corpo umano è una bellissima e complessa macchina biologica, all’interno della quale, si intersecano, quotidianamente, una miriade di complesse reazioni biochimiche di diverso genere al fine di far funzionare questa macchina nel migliore dei modi.
Per soddisfare energeticamente tutte queste reazioni, il nostro organismo necessita di glucosio (lo zucchero endogeno che ricaviamo dagli alimenti) oppure dei chetoni, molecole prodotte autonomamente; un po’ come un’automobile bifuel può funzionare con due tipi di carburanti alternativi: la benzina o il gas.
L’utilizzo dei chetoni, avviene nei casi di carenza di glucosio, come ad esempio accade nel digiuno così da poter “alimentare” tutti quei tessuti definiti glucosio-dipendenti (sistema nervoso centrale, midollare del rene, midollo osseo, globuli rossi, globuli bianchi retina, cristallino, testicoli e le fibre di tipo 2 del muscolo scheletrico durante sforzo ad alta intensità) che, in mancanza di questo “carburante” alternativo, non saprebbero come svolgere le proprie attività metaboliche.
Ben sapendo dunque, che le cellule neoplasiche non sono “bifuel”, non sanno cioè soddisfare le loro esigenze metaboliche anche con i chetoni, ma sono invece avidissime di glucosio, da tempo mi domandavo se un regime chetogenico, in cui cioè si promuove la sintesi di chetoni e si azzerano quasi totalmente le scorte di zuccheri, potesse giovare al paziente oncologico. Ovviamente sarebbe troppo bello se fosse così semplice…..
Se da un lato infatti, con la chetogenica si diminuirebbe sia la quantità di zuccheri che l’attività promotrice di crescita cellulare dell’insulina, dall’altra rimarrebbe il problema degli elevati fattori di crescita (promotori della crescita cellulare) stimolati dalle proteine di origine animale, tipiche di un regime chetogenico classico.
Così ho elaborato questo pensiero: chetogenica vegetale!
Ed ecco in tabella riassunto i pro e i contro di una dieta variegata su base mediterranea, comparati con una chetogenica ed una chetogenica vegetale.
Pro
Dieta variegata | Chetogenica | Chetogenica Vegetale |
Ricca di nutraceutici di origine vegetale | Diminuzione dell’attività insulinica | Diminuzione dell’attività insulinica |
Forte riduzione del glucosio, di cui le cellule neoplasiche sono avidissime | Diminuzione dei fattori di crescita, promotori della crescita cellulare | |
Forte riduzione del glucosio, di cui le neoplasiche sono avidissime |
Contro
Dieta Variegata | Chetogenica | Chetogenica Vegetale |
– | Elevata presenza di fattori di crescita | – |
In un regime chetogenico vegetale dunque, ci si ciberebbe per lo più di lipidi di elevata qualità, quali quelli dell’olio extravergine di oliva e della frutta secca, di passati di verdure, di estratti di verdure povere di zuccheri ma ricchi di nutraceutici ed, eventualmente, si potrebbe valutare un’integrazione amminoacidica di origine vegetale per il sostentamento della massa magra.
Così, spinto da una forte curiosità della materia, mi sono documentato su Pubmed e ho trovato riscontro alle mie ipotesi.
Dalla lettura degli articoli, di cui a piè di pagina riporto la bibliografia per i più curiosi, emerge quindi che dei cicli di digiuno-terapia e di dieta chetogenica vegetale, personalizzati, con possibili interazioni del farmaco chemioterapico-alimento, potrebbero giovare al positivo decorso della patologia.
Il tutto, ovviamente, senza trascurare i protocolli standard e scientificamente approvati dalla medicina tradizionale nel trattamento del paziente oncologico.
Pur reputando fondamentale il ricorso alla medicina tradizionale per la cura e la prevenzione delle varie patologie, credo ancor più fermamente che, in alcuni casi, possa raggiungere maggior efficacia, se integrata da altri supporti tra cui, anche, quello nutrizionale.
Bibliografia: